Il primo quadrimestre è andato e gli insegnanti possono, finalmente, tirare un bel respiro e rilassarsi un attimo. Macchè!
Scadenze da rispettare, collegi dei docenti, programmazione didattica e i famigerati colloqui con le famiglie fanno da cornice a tutto ciò che rientra nel lavoro dei docenti.
Ciò che veramente mette in crisi annualmente la scuola e la famiglia sono in realtà le valutazioni che vengono date a bambini e ragazzi.
I voti sono un po' la piaga del sistema scolastico e da anni gli esperti del settore dibattono sull’ inutilità di esprimere una valutazione nei confronti degli studenti.
Se non è semplice dare un giudizio figuriamoci quanto sia difficile stabilire numericamente quanto “valga” quella determinata persona.
Avere il potere di giudicare l’ altro significa salire su di un piedistallo ed emettere una sentenza.
A livello personale il voto incide molto sulle dinamiche relazionali dei ragazzi. Sapere di essere considerato un “cinque” o un “dieci” per alcuni studenti può significare tanto, essere accettato o messo da parte dal gruppo.
Molti genitori, purtroppo, incitano i figli a fare amicizia con il compagno o la compagna che va bene a scuola, che prende voti alti, quasi fosse una garanzia di “ottimo amico/a”.
Prima di stabilire, semmai fosse possibile, la correttezza o meno della valutazione bisognerebbe educare al giudizio.
L’ essere bravi, eccellere in ogni campo rientra, ahimè, nel DNA di tanti genitori. Viene richiesto, da alcuni, un impegno esagerato poichè se Tizio ha preso dieci al compito di matematica perché Caio ha ricevuto solo un sei pur avendo studiato tanto?
Il buon senso e la coscienza fanno sì che ogni insegnante sia giusto e tenga conto del percorso svolto fino a quel momento dai suoi alunni.
Dentro un semplice numero è racchiuso l’ impegno che il bambino o il ragazzo ci mette, la partecipazione, il rispetto delle regole, dei compagni e del docente.
Tutto ciò a volte non viene compreso e i genitori si limitano a guardare e considerare il proprio figlio in base a quel numero o a quel giudizio impresso sulla “pagella”, oggi scheda di valutazione.
Le conseguenze però sono ben chiare a tutti.
Bei voti uguale premio al figlio che sarebbe uguale a “l’ insegnante è veramente bravo”. Di contro un giudizio negativo significherebbe “l’ insegnante non capisce niente”.
Insomma alla fine di ogni quadrimestre si presenta un compito, credetemi, non semplice per chi sta dietro la cattedra.
Da Pedagogista e da Insegnante vorrei suggerisce ai genitori di essere più flessibili nei confronti di un semplice numero riportato su un foglio di carta.
Nessun valore può mai essere paragonato ad un figlio perché non si devono caricare di inutili ansie i bambini e i ragazzi i quali vivrebbero con la convinzione di valere quel determinato voto.
Il compito di ogni adulto è, invece, quello di considerare i nostri figli come persone ricche di grandi potenzialità attraverso le quali è possibile vivere serenamente la propria vita.
Burocraticamente parlando, tanta strada bisogna ancora fare per eliminare quelle fastidiose etichette con cui siamo soliti giudicare gli altri.
Per ora, limitiamoci ad andare oltre un numero!
Chiara Mancarella
Pedagogista Clinico